Capiamo cosa sono gli impianti dentali
Tutto quello che dovete sapere
La perdita dei denti naturali
Il problema
La soluzione: gli impianti dentali
Campi d’impiego dell’implantologia dentale
Dente singolo
Denti multipli
Impianti con “carico immediato”
Arcata completa superiore o inferiore
Posizionamento computerizzato degli impianti
Computer guided implant surgery
Le domande frequenti
- Gli interventi d’implantologia dentale vanno eseguiti da specialisti?
In termini medico legali il dentista generico è abilitato a mettere gli impianti, ma come per tutti gli interventi chirurgici, l’abilità e l’esperienza del chirurgo giocano un ruolo fondamentale nell’abbassare la percentuale d’insuccesso che esiste in qualsiasi atto medico e a maggior ragione per quello chirurgico.
- Esiste la possibilità di rigetto?
No, perché il titanio è un materiale assolutamente biocompatibile, in quanto del tutto inerte dal punto di vista biologico. Esiste, invece, la possibilità di “fallimento implantare”, che può verificarsi immediatamente oppure a medio o lungo termine (vedi oltre nella sezione “Fallimento”); ancora una volta l’esperienza e l’abilità del chirurgo determinano una percentuale maggiore o minore di fallimenti.
- Quali sono i pazienti idonei all’implantologia?
In questa categoria possono essere inclusi:
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- Pazienti in assenza di gravi malattie generali non controllate farmacologicamente (es: il diabete, malattie del sangue etc.). Tali malattie possono essere diagnosticate prima dell’intervento attraverso un’attenta anamnesi (storia clinica del paziente), analisi esami del sanguee strumentali (radiografie etc.).
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- Pazienti in assenza di parodontopatie non curate (piorrea).
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- Pazienti che, in seguito a trauma, hanno perso alcuni denti nell’ambito di una dentatura sana.
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- Pazienti portatori di protesi rimovibili parziali (scheletrati) o totali (dentiere complete) che per ragioni funzionali, estetiche o psicologiche necessitano di una protesi fissa.
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- Pazienti che hanno già eseguito riabilitazioni dentali con ponti fissi che necessitano di rifacimento, i cui pilastri (denti su cui si appoggia la protesi) non danno garanzie di durata.
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- Giovani che hanno concluso la fase di crescita, di solito 16 anni per le femmine e 18 anni per i maschi, a cui mancano alcuni denti permanenti (agenesia, ectopia o inclusione dentale)
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- Non ci sono limiti di età, tuttavia si deve valutare, per ogni caso clinico, la reale condizione psico-fisica del paziente.
- Tutti pazienti possono ricorrere all’implantologia?
In generale tutte le persone adulte possono ricorrere agli impianti ma ogni paziente deve essere esaminato attentamente, perché sono necessarie condizioni ben precise che consentano di utilizzare questo tipo di trattamento:
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- Una sufficiente quantità di osso per l’inserimento dell’impianto; per tale valutazione, oltre alle tradizionali indagini radiografiche (radiografie endorali, ortopantomografia), al paziente può essere richiesta la tomografia computerizzata (TAC), o meglio ancora una CBCT (elaborazioni 3D) che fornisce la rappresentazione precisa e tridimensionale della porzione di osso in esame.
- Un’altra condizione basilare è che il paziente non sia affetto da parodontopatia in fase attiva (comunemente conosciuta come “piorrea”). Una diagnosi attenta ed un’adeguata terapia parodontale permetterà di sottoporre ad interventi di implantologia anche questa fascia di pazienti.
- Un altro fattore importante da considerare è il fumo. Recentemente sono state pubblicate ricerche cliniche che dimostrano come il fumo abbia un effetto negativo a livello parodontale (strutture di sostegno de dente) e implantare. I pazienti che fumano più di 10 sigarette al giorno devono essere valutati con molta prudenza.
- Nel caso ci sia poco osso, è possibile eseguire la chirurgia impiantare?
Di solito è comunque possibile.L’osso, infatti, può essere ricostruito mediante tecniche rigenerative che prevedono l’utilizzo di membrane ed innesti d’osso autologo (del paziente stesso) o di altri materiali biocompatibili.Ad esempio nell’arcata superiore la presenza del seno mascellare, una cavità posta sopra la regione molare può, in alcuni casi, impedire il posizionamento di impianti. E’ possibile riempire parzialmente la cavità con un innesto osseo e quindi procedere all’inserimento degli impianti.Anche nei casi di mancanza estrema di osso esistono tecniche chirurgiche in grado di consentire l’inserimento degli impianti dentali ma i tempi e le tecniche sono molto più lunghe e complesse ed, in alcuni casi, non prive di rischi.
Le domande frequenti su come si svolge l’intervento
- Per sottoporsi all’intervento, è necessario essere ricoverati in ospedale?
No. Nella maggioranza dei casi l’intervento è ambulatoriale ed eseguito in anestesia locale. La sala operativa viene però adeguatamente preparata con tutte le rigorose norme di sterilità di un ospedale per poter eseguire l’intervento in massima sicurezza. Se necessaria e richiesta anche dal paziente, può essere praticata una blanda sedazione per ridurre il livello d’ansia ed aumentare il suo stato di comfort.
- Il trattamento è doloroso?
No. Si opera in anestesia locale utilizzando anestetici appositamente sviluppati per la chirurgia orale. Tali anestetici sono molto efficaci e producono una profonda anestesia.
Il paziente non avverte alcun dolore. Terminata la fase chirurgica verranno prescritti farmaci analgesici antinfiammatori in grado di controllare efficacemente l’eventuale (non sempre presente) insorgenza di dolore post-operatorio. Il decorso post-operatorio è di norma assimilabile ad una normale estrazione dentale.
- Esattamente come si procede?
Il passaggio dall’intervento chirurgico all’inserimento della protesi si articola in due o tre fasi, a seconda del caso clinico:
fase 1: gli impianti in titanio vengono inseriti nell’osso mediante un intervento chirurgico; segue un tempo di attesa variabile, che può andare da 2 a 9 mesi, per permettere all’impianto di osteointegrarsi.
fase 2: al termine del periodo di osteointegrazione, con un piccolo intervento della durata di 15 minuti, viene eseguita la scopertura dell’impianto e applicata una “vite di guarigione” che affiora alla superficie della gengiva e che ne consentirà l’adattamento morfologico.
fase 3: avvenuta la guarigione della gengiva, si procede all’esecuzione della corona (cioè del dente artificiale) ed alla sua fissazione all’impianto.fase 1/2 simultanea: in alcuni casi clinici, la prima fase prevede il posizionamento dell’impianto e la connessione del pilastro di guarigione in un unico momento operatorio, per cui, dopo l’osteointegrazione, si procede direttamente alla fase protesica.
fase 1/2/3 simultanee: in alcuni casi selezionati, è possibile posizionare la protesi fissa provvisoria nella stessa seduta o qualche giorno dopo il posizionamento dell’impianto. Questa metodica si definisce “carico immediato”.
Il chirurgo esperto, dopo un’attenta fase diagnostica, illustrerà quale tipo di operatività (una, due o tre fasi) sarà più idonea per quello specifico caso clinico.
- Quanti impianti è necessario posizionare?
Il numero d’impianti dipende dal numero di elementi dentali mancanti. Escludendo le riabilitazioni totali (paziente senza alcun dente inferiormente o superiormente), di norma si posiziona un impianto per ciascun dente mancante, oppure due impianti per tre denti mancanti (ponte su impianti). Quando si posizionano due o più impianti, l’uno accanto all’altro, solitamente le corone sono saldate fra di loro per meglio resistere alle forze della masticazione.
Rischi e complicanze
- Quali possono essere i rischi e le complicanze dell’intervento chirurgico?
I rischi e le complicanze, dal punto di vista generale, sono paragonabili a un comune trattamento chirurgico odontoiatrico se il paziente è in buona salute.
I rischi e le complicanze locali sono assai ridotte eseguendo una diagnosi corretta e utilizzando immagini radiografiche quali la TAC e la CBCT.Nell’arcata inferiore, in alcune situazioni, si può operare in vicinanza di terminazioni nervose, per cui può talvolta persistere un leggero formicolio per qualche settimana, o al massimo, qualche mese. Questa evenienza è rara ma in alcuni casi può essere permanente, quindi l’abilità e l’esperienza del chirurgo sono fondamentali per azzerare questo rischio.In pazienti anziani è più frequente il formarsi di ematomi e l’eventuale gonfiore non deve destare preoccupazione tale evenienza non può essere considerata una complicanza ma un fattore del normale decorso post-operatorio. La terapia farmacologica con antinfiammatori limiterà il gonfiore. Per ogni singola zona operata saranno fornite tutte le informazioni sui possibili rischi e le complicanze specifiche.
- Quali possono essere i rischi o le complicanze tardive delle protesi sostenute da impianti osteointegrati?
Le complicanze delle protesi su impianti dentali sono rare, tuttavia, si possono verificare negli anni alcuni inconvenienti di carattere infiammatorio o meccanico:
• In caso di non adeguata attuazione delle necessarie manovre domiciliari di igiene orale o inosservanza dei controlli periodici stabiliti, gli impianti, come i denti naturali, possono andare incontro a fenomeni di infiammazione causati dalla placca batterica e dal tartaro. Le infezioni batteriche (perimplantiti) non trattate, possono progredire fino alla perdita dell’impianto; al minimo fastidio o dolore, il paziente deve richiedere una visita di controllo. Casi iniziali di perimplantiti sono facili da curare!
• Le protesi dentali definitive vengono generalmente fissate agli impianti mediante viti o cementi particolari. Con la prolungata funzione e l’usura, le viti di fissazione delle protesi possono svitarsi o fratturarsi. Il cemento con il tempo pu perdere la sua funzione di ritenzione; in tal caso, la protesi comincia ad avere una certa mobilità e, anche in assenza di dolore o fastidio, la protesi deve essere immediatamente riavvitata o ricementata per evitare danni agli impianti e fratture delle viti di fissazione. Anc e in questo caso molto importante, quindi, che il paziente richieda una visita di controllo.
Per tutti questi motivi è fortemente sconsigliabile eseguire interventi di chirurgia implantare all’estero do e risulterà impossibile attuare idonei programmi di controllo e monitoraggio o intervenire precocemente nella risoluzione di qualsiasi inconveniente possa accadere.
Terapia farmacologica
Il fallimento
Il rigetto dell’impianto dentale come fenomeno biologico, oggi è stato ampiamente risolto non costituisce più un problema; esiste però il fallimento impiantare che è un fenomeno diverso e che può essere di tipo immediato o a lungo termine:
- Il fallimento immediato è costituito mancata osteointegrazione dell’impianto prima della fase protesica; un’evenienza rara e ancora non ben chiarita nel suo meccanismo d’insorgenza; dalla nostra esperienza e dai dati pubblicati in letteratura scientifica, gli insuccessi immediati rappresentano il 3-5% dei casi.
Proprio perchè evento raro, i fabbricanti d’impianti leader e chirurghi seri, garantiscono l’impianto prevedendone la sostituzione in modo totalmente gratuito.
Nel caso di riabilitazioni estese o di protesi di più denti, in fase di progettazione chirurgico-implantare, occorre prevedere un numero di impianti tale da avere un “margine di sicurezza” su cui contare in caso di insuccesso.
- Il fallimento a medio-lungo termine può essere invece causato da un non corretto mantenimento dell’impianto. E’ fondamentale che il paziente si sottoponga a controlli periodici e che curi scrupolosamente la propria igiene orale. Il paziente, oltre alle normali procedure d’igiene professionale, sarà sottoposto ad un rigoroso e periodico controllo clinico degli impianti e, una volta ogni due anni, ad un controllo radiografico.
- Cosa accade in bocca quando un impianto fallisce?
Il danno biologico residuo, nel caso di un fallimento implantare con i moderni impianti, inesistente. La perdita dell’impianto é paragonabile all’estrazione di un dente monoradicolato (ad es. un incisivo) e, nella maggior parte dei casi, non pregiudica la possibilità di posizionare un altro impianto immediatamente o dopo guarigione avvenuta (2-3 mesi).
Controllo dei fattori di rischio
Alcune situazioni cliniche associate ad un maggior rischio di fallimento sono:
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- fumo di sigaretta
- malattia parodontale (piorrea) in atto
- osso di scarsa qualità
- carico protesico precoce in casi non idonei
- pazienti digrignatori (bruxisti) non protetti
L’utilizzo di impianti corti permette di ampliare il trattamento alla quasi totalità dei pazienti.
E’ necessaria comunque un’approfondita indagine diagnostica ed un’esperta progettazione da parte del chirurgo per valutare l’idoneità del paziente al trattamento implantare.
Durata e mantenimento
- Quanto dura un impianto dentale?
Quando un impianto si è integrato con l’osso non c’è limite alla sua durata, purché il paziente mantenga una scrupolosa igiene domiciliare e si sottoponga a controlli periodici; ovviamente tutta la procedura di riabilitazione deve essere eseguita correttamente da professionisti di comprovata esperienza.
- Si può re-intervenire sulle protesi sostenute da impianti?
Si, tutte le protesi sono fissate agli impianti mediante viti o cementi particolari e possono essere rimosse dal protesista qualora se ne rilevasse la necessità.
Passaporto implantare
E’ un documento e una certificazione rilasciata al paziente dopo l’intervento chirurgico contenente informazioni sui prodotti utilizzati e costituisce la garanzia di qualità dei componenti. Può essere utile in caso di permanenza all’estero (o trasferimenti in altre città) perché consente ad altri specialisti di poter intervenire conoscendo esattamente le caratteristiche dell’impianto.
Curriculum Dr. Filippo Dini
- Laureato con Lode in Odontoiatria e Protesi Dentaria presso l’Università degli Studi di Pisa con Tesi Sperimentale “La ricostruzione ossea dei mascellari atrofici per finalità implantare”.
- Frequenta dal 2002 al 2008 il reparto di Chirurgia Maxillo-Facciale del AUOP Cisanello, sede del Master di II Livello in implantologia diretto dal Prof. Ludovico Sbordone.
- Perfezionato in Parodontologia e Chirurgia Muco-Gengivale, Prof. Giovanni Zucchelli, e in Chirurgia Orale e Implantare Dott. Roberto Barone.
- Dal 2004 è membership dell’ I.T.I. (International Team for Implantology).
- Professore a Contratto del Corso Integrativo di “Interrelazioni Endo-Parodontali”, Università degli Studi di Pisa, Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria , dal 2007 al 2011
- Professore a contratto del corso di Clinica Odontostomatologica I-b Università degli Studi di Pisa, Corso di Laurea in Igiene Dentale.
- Svolge attività clinica nel campo delle grandi riabilitazioni protesiche e implanto-protesiche, nel campo della chirurgia orale (parodontale, ossea ricostruttiva e delle neoformazioni) con particolare attenzione alle implicazioni estetiche e funzionali. Affianca alla propria attività l’utilizzo delle più moderne tecnologie digitali per la diagnosi, la progettazione e la finalizzazione dei casi clinici.
- Segretario della Commissione Albo degli Odontoiatri dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Lucca nel triennio 2009-2011.
- Consigliere Odontoiatra dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Lucca nel triennio 2009-2011.
- Membro supplente del Collegio dei Revisori dei Conti dell’Associazione Nazionale Dentisti Italiani della Provincia di Lucca dal 2008 al 2010 e consigliere della sezione Provinciale ANDI Lucca dal 2010 al 2017.
- Relatore a corsi e congressi nazionali ed internazionali.